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Modern Italy
Journal of Modern Italian Studies
RIVISTA DI STUDI ITALIANI
Anno XXII , n° 2, Dicembre 2004 ( Contributi ) pag. 54-65

IL CONTINUUM LINGUA-DIALETTO NELLA CICALATA
IL CIARLATANO DI GIUSEPPE GIOACCHINO BELLI
ROSANNA MARSICO
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
La cicalata Il Ciarlatano1, composta da Giuseppe Gioacchino Belli in occasione del carnevale del 1828, si colloca cronologicamente in quel periodo cruciale della cosiddetta "conversione al romanesco" che intercorre tra il primo viaggio a Milano e l'inizio regolare della versificazione in dialetto (collocabile intorno al 1830).
Dopo aver recitato la sua opera nel 1836, la pubblicò riveduta e corretta sullo Spigolatore di Roma del 30 marzo, preceduta dalla indicazione "Cicalata per mascherata eseguita da G.G.B. nel carnovale dell'anno 1828".
Pur essendo di modesto valore sotto il profilo puramente dialettale, questo estroso componimento in forma di monologo assume una valenza del tutto particolare dal momento che rappresenta una sorta di sperimentazione di tutte quelle alterazioni della lingua e affettazioni dialettali che nascono dalla
convergenza tra il sarcasmo e l'inclinazione filologica del poeta. Tali deformazioni furbesche -- che il Belli definisce "spropositi" --
rappresentano dei veri e propri punti di incontro tra differenti codici sapientemente manipolati dall'autore e consentono sia di ampliare il repertorio delle alterazioni linguistiche (indagate fino ad ora solo nell'ambito della produzione in vernacolo), sia di approfondire e chiarire l'atteggiamento del poeta nei confronti della "questione della lingua" nel periodo dei primi approcci alla versificazione romanesca.
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