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Modern Italy
Journal of Modern Italian Studies
RIVISTA DI STUDI ITALIANI
Anno XXII , n° 2, Dicembre 2004 ( Contributi ) pag. 164-172

SPAZIO EMOZIONALE: CELATI E HILLMAN*
ANNA MARIA CHIERICI
University of Toronto,
Toronto, Ontario
Affrontare la lettura dell'opera di Gianni Celati significa entrare in un determinato stato d'animo che ci conduce ad esplorare un universo narrativo in cui, come ha mirabilmente osservato Niva Lorenzini, trova spazio "una scrittura di grandi vuoti e di grandi silenzi, un fluire lento che si blocca in fissità"; la studiosa ne sottolinea inoltre il carattere antitetico agli eccessi di visibilità spettacolare e alle tensioni ipercinetiche proprie del nostro tempo1.
Celati ha spesso riconosciuto l'importanza dell'apporto che la sua narrativa ha ricevuto dall'etica della visione insita nelle fotografie scattate dall'amico Luigi Ghirri, alle quali attribuisce il merito di avergli mostrato che "tutto può avere interesse perché fa parte dell'esistente", qualora si riesca a cogliere, anche nel contesto paesaggistico più alienante, "una forma di vita, un esempio di cultura del vuoto" attraverso un "modo particolare di pensare-immaginare l'esterno"2. Questo processo prevede la dislocazione dello sguardo per raggiungere "un movimento di animazione che fa spalancare gli occhi", aderendo "al modo in cui le cose prevedono d'essere guardate"3.
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