RIVISTA DI STUDI ITALIANI | |
Anno XVI , n° 2, Dicembre 1998 ( Contributi ) | pag. 185-200 |
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SU LA SERA DEL DÌ DI FESTA | |
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GIOVANNI CECCHETTI | |
University of California at Los Angeles, Los Angeles, California |
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Dolce e chiara è la notte e senza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna. Ο donna mia, Già tace ogni sentiero, e pei balconi Rara traluce la notturna lampa: Tu dormi, che t'accolse agevol sonno Nelle tue chete stanze; e non ti morde Cura nessuna; e già non sai né pensi Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto. Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno Appare in vista, a salutar m'affaccio, E l'antica natura onnipossente, Che mi fece all'affanno. A te la speme Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto. Questo di fu solenne: or da' trastulli Prendi riposo; e forse ti rimembra In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti Piacquero a te: non io, non già, ch'io speri, Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo Quanto a viver mi resti, e qui per terra Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi In così verde etate! Ahi, per la via Odo non lunge il solitario canto Dell'artigian, che riede a tarda notte, Dopo i sollazzi, al suo povero ostello; E fieramente mi si stringe il core, A pensar come tutto al mondo passa, E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito Il di festivo, ed al festivo il giorno Giovanni Cecchetti 186 Volgar succede, e se ne porta il tempo Ogni umano accidente. Or dov'è il suono Di que' popoli antichi? or dov'è il grido De' nostri avi famosi, e il grande impero Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio Che n'andò per la terra e l'oceano? Tutto è pace e silenzio, e tutto posa Il mondo, e più di lor non si ragiona. Nella mia prima età, quando s'aspetta Bramosamente il di festivo, or poscia Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia, Premea le piume; ed alla tarda notte Un canto che s'udia per li sentieri Lontanando morire a poco a poco, Già similmente mi stringeva il core. Prima di esaminare La sera del dì di festa nei particolari espressivi che davvero interessano, mi permetto di fare delle osservazioni generali, nella speranza che siano di qualche utilità per il discorso che segue, come per il modo in cui ci si avvicina alle opere letterarie. Ecco una premessa che enunciai moltissimi anni fa, ma che ancora mi par valida: Gl'intenti con cui ci si avvicina a un'opera d'arte sono fondamentalmente due: ο vi si cerca un contenuto umano, un messaggio che non solo elevi, ma trascenda la vita quotidiana; oppure se ne vuole osservare l'essenza espressiva, in cui quel contenuto umano viene a concretarsi e a raggiungere una vita propria, al di là delle contingenze e delle mutevolezze determinate da ciò che si suol chiamare tempo. [...] |
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