RIVISTA DI STUDI ITALIANI | |
Anno XVII , n° 1, Giugno 1999 ( Contributi ) | pag. 32-44 |
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"FUGGITIVO CONSALVO", Ο DELLA FELICITÀ INFELICE | |
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ROSA MARIA MONASTRA | |
Università di Catania | |
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Ad affrontare oggi una lettura del Consalvo leopardiano inevitabilmente si affollano alla mente le diatribe e le opposte valutazioni che ne agitarono la ricezione ottocentesca1. Da una parte gli ammiratori, gli entusiasti, attratti e commossi dagli aspetti patetici/byroniani della lirica: in primis, com'è noto, Francesco De Sanctis, il quale - sin dai tempi delle lezioni al Vico Bisi e poi giù giù fino almeno alla seconda scuola napoletana - citò sempre Consalvo in termini altamente elogiativi, come un "bellissimo" componimento, addirittura il "capolavoro" leopardiano2; e non solo lo elogiò, ma se ne lasciò ampiamente influenzare nei suoi tentativi poetici, orientati appunto in gran parte "sulla direzione di romanza"3 di quel testo (salvo alla fine prendersi un po' in giro per le proprie giovanili intemperanze: "Lo andavo declamando anche per via, e parevo un ebbro, come Colombo per le vie di Madrid, quando pensava al nuovo mondo"4). [...] |
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